Gruppo Missionario Bellinzago | Don Pier Antonio Miglio
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Don Pier Antonio Miglio

Don Pier Antonio Miglio

Data e luogo di nascita 13 febbraio 1954 – Bellinzago Novarese
Data ordinazione sacerdotale 24/06/78
Primo paese di missione Brasile
Data di entrata nella missione 01/10/79
Attualmente missionario in Brasile
Dal 01/10/79

Sono arrivato nella mia terra di missione, il Brasile, nel 1979, pochi mesi dopo l’ordinazione sacerdotale.
La mia prima destinazione pastorale è stata Paulo Afonso, popolosa cittadina dello stato di Bahia e più in generale nel nord-est del Brasile che è tuttora una delle zone più povere del Sudamerica. Ho lavorato come parroco di Paulo Afonso dal 1979 al 1992 per essere destinato alla parrocchia di Petrolandia nel vicino stato di Pernambuco.
A Petrolandia, ancora più povera di Paulo Afonso, sono rimasto fino al 1997, per poi essere destinato dal Vescovo a Jatobà, sempre nello stato del Pernambuco.
In questa località ho iniziato a seguire una serie di piccole comunità di pescatori lungo il fiume Sao Francisco, occupandomi della loro pastorale ed iniziando ad intravedere quella che poi si è rivelata la “strada” che sto tuttora seguendo: la promozione sociale atraverso la pesca e l’allevamento dei pesci.
Recentemente, pur continuando a seguire le attività di cui parlerò dopo, sono stato incaricato dal mio Vescovo di occuparmi della nuova parrocchia di Itacuruba a partire dal 2006.
Durante la mia permanenza trentennale in Brasile, mi sono occupato dei diversi aspetti della Pastorale Ecclesiastica e delle diverse problematiche della vita locale cercando di intervenire per quanto possibile, a supporto dei più deboli, sia dal punto di vista spirituale che da quello materiale.
Soprattutto nei primi anni ho seguito innumerevoli attività artigianali, cercando di trasmettere il messaggio del lavoro come promozione sociale ma soprattutto umana.
Con l’aiuto di alcune suore e di volontari locali ho promosso anche attività per il mondo femminile e in particolare lavori di ricamo, tessitura o pittura, attività nel settore della tipografia e della grafica.
Come spesso accade però, il problema principale è costituito dalla commercializzazione dei manufatti, che a livello locale è assai difficile per una serie infinita di problematiche.
Un importante aiuto arriva come sempre, dalla vendita in Italia degli oggetti prodotti, grazie ad amici e volontari ma, come è immaginabile, non può bastare.
Nel periodo di Petrolandia mi sono pure occupato della fondazione e della crescita dell’asilo “Arco iris”.
E’ stato certamente uno dei lavori più impegnativi, ma anche gratificante; un’attività che attraverso il meccanismo delle adozioni a distanza, ha consentito di vestire, sfamare ed educare centinaia di bambini di questa poverissima zona.
Spesso l’esempio del lavoro, dell’intraprendenza e dell’organizzazione hanno rappresentato per le istituzioni locali uno stimolo per un maggiore impegno, come per l’Asilo che, raggiunta l’autosufficienza, è stato preso in carico dalla locale municipalità.
Dal 2002 è poi partita da Jatobà una nuova, difficile ma entusiasmante scommessa per me e per la mia Diocesi: la formazione delle prime associazioni di giovani allevatori di pesce, la “Tilapia” che anche in Italia è già stata apprezzata e conosciuta.
Lo sviluppo di questa attività di itticoltura sta veramente cambiando il panorama economico di questa zona poverissima del Brasile: il Pernambuco, soprattutto nelle zone più interne non toccate dal turismo, dispone di risorse limitatissime, in alcuni casi a livello di pura sopravvivenza.
L’ agricoltura e la pastorizia sono rese difficili dall’aridità e dalla mancanza di terreni coltivabili; qualche capra e qualche campetto di fagioli non possono sfamare molte bocche!
Con il tempo e con l’esperienza mi sono reso conto che l’unica ricchezza per questa zona è costituita dall’enorme bacino d’acqua del rio Sao Francisco che, opportunamente sfruttato, può davvero diventare il punto di partenza per lo sviluppo della magra economia pernambucana.
Con il totale supporto della mia Diocesi, sto da tempo lavorando in questa direzione, utilizzando la ricchezza del fiume per creare dal nulla nuove opportunità lavorative nel campo dell’allevamento ittico, senza naturalmente dimenticare la mia “missione” prioritaria di evangelizzazione e di cura delle anime: in questo senso non posso non ricordare l’edificazione della nuova chiesa di Jatobà, sorta, ben più ampia della precedente, da un capannone dismesso.
In questi ultimi anni ho dato vita ad una decina di associazioni di giovani pescicoltori, creando centinaia di opportunità lavorative e contribuendo, anche con l’aiuto degli amici del gruppo missionario di Bellinzago, a portare il tenore di vita dei miei parrocchiani a livelli un poco più dignitosi.
Mai come in questo caso il famoso proverbio “non regalare un pesce al povero, ma insegnagli a pescare…” si è dimostrato vero ed attuale!
La liberazione e lo sviluppo dei paesi poveri non può venire solo dall’assistenzialismo, ma deve arrivare soprattutto dal lavoro e dall’esempio e, per quel poco che possiamo, dal nostro.

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